Il tarallo
Dove è nata la parola tarallo non si sa con certezza, le ipotesi sono diverse: c’è chi dice venga dal latino “torrère” (abbrustolire) e chi dal francese “toral” (essiccatoio). Facendo riferimento alla sua forma rotondeggiante qualcuno pensa che tarallo derivi dall’italico “tar” (avvolgere) o dal francese antico “danal” (pane rotondo). La tesi più attendibile, però, vuole che tarallo discenda dall’etimo greco “daratos” (sorta di pane).
Se incerta è l’etimologia si è certi, invece, di quando il tarallo si è diffuso e la motivazione. Siamo alla fine del 700, nel ceto povero imperava la fame, i fornai non buttavano via nulla, neppure ”sfrido” (i ritagli) della pasta con cui avevano appena preparato il pane da infornare. Agli avanzi di pasta lievitata aggiunsero, per insaporirla, olio extra vergine di oliva e vino bianco, prodotti che in quel periodo non mancavano, e infornavano il tutto. Solo tempo dopo fu raffinata la tecnica con il passaggio in acqua bollente che lessa il tarallo rendendolo più lucido e croccante.
Da allora il tarallo non si è più fermato tanto da essere presente oggi in quasi tutte le case del paese.